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Analisi
QUELLA FERROVIA TRA ADDIS E GIBUTI CHE UNISCE L’ETIOPIA CON LA CINA

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 L’Etiopia ha da tempo fatto del porto di Gibuti la base per garantirsi le necessarie interconnessioni con l’economia globale ed in particolare con la Cina, il primo partner commerciale del paese. Oramai il 90% dell’interscambio commerciale di Addis Abeba passa per Gibuti che – a sua volta – dipende dall’Etiopia per il 70% dei suoi traffici. Un rapporto di simbiosi che è destinato ad intensificarsi, viste le stime del Fondo Monetario Internazionale che prevedono per il 2013 una crescita record dell’economia del paese superiore al 7%. Dati che non rappresentano una novità per un paese che nell’ultimo decennio ha conosciuto un ritmo di crescita dell’economia attorno al 10% annuo. 

 Il probabile accesso al WTO previsto per il 2015 aumenterà ulteriormente il ruolo di potenza economica del gigante dell’Africa Orientale, forte dei suoi 85 milioni di abitanti. Numerosi sono gli investimenti strategici che l’Etiopia sta affrontando in questi anni al fine di prepararsi a giocare un ruolo di sempre maggiore influenza regionale e nella scena geopolitica africana, continente di cui è il secondo paese per popolazione. Tra i vari limiti alla crescita e allo sviluppo del paese e della sua economia vi è sicuramente la limitatezza delle infrastrutture e gli alti costi della logistica. Per questo motivo l’Etiopia ha iniziato la pianificazione di una rinnovata rete di trasporto ferroviario per un’estensione di circa 5.000 chilometri il cui completamento è previsto per il 2020. Il macro progetto prevede la costruzione di interconnessioni ferroviarie sia con il Kenya che con il Sud Sudan, nonché l’ammodernamento della linea – non elettrificata, ad un solo binario e solo parzialmente percorribile – con Gibuti. Ed è proprio questa operazione a rappresentare la parte più attuale e strategica del grande progetto infrastrutturale etiope, aumentando notevolmente, di circa 8 volte, i volumi trasportabili tra la capitale e l’Oceano Indiano, punto di accesso e di sbocco per le merci europee, asiatiche e dei paesi del Golfo. L’inaugurazione formale dei lavori di questa tratta di 800 chilometri tra Addis Ababa, Dewele e Djibouti City è stata fatta i primi di luglio 2013 dal primo ministro etiope Hailemariam Desalegn e dal presidente di Gibuti Ismail Omar Guelleh. Per la sua realizzazione e miglioramento è stimato un costo di circa 4,5 miliardi di dollari. Il problema del finanziamento di questi lavori si è a lungo protratto nello scorso decennio anche a causa del valore più strategico che commerciale dell’opera. Tra i principali paesi competitori molto interessati sono stati i paesi del “gruppo” BRIC, con un’accesa rivalità tra India e Cina, che ha finito poi per prevalere. Pechino si è assicurata le due tratte della costruzione della linea Addis – Gibuti in territorio etiope in seguito agli accordi firmati tra il governo etiope e le società di costruzione cinesi a controllo statale, la China Civil Engineering Construction Corporation e la China Railway Group Limited. Il governo etiope finanzierà, direttamente o indirettamente, circa il 40% dell’opera mentre all’investitore cinese spetta il compito di garantire finanziariamente – attraverso prestiti concessi da banche cinesi come la EXIM Bank, la Development Bank of China e la Industrial and Commercial Bank of China – la parte restante del progetto in territorio etiope, per un impegno che dovrebbe superare i 2 miliardi di dollari. Il governo di Gibuti si farà carico della ricostruzione degli ultimi 100 chilometri del progetto. Entro il 2018 la nuova direttrice ferroviaria Addis – Gibuti dovrebbe essere pronta, a servizio dell’economia etiope ma anche di quella cinese, sempre più proiettata verso l’Africa Orientale.     

L’attuale governo etiope è impegnato su vari fronti per la modernizzazione dello stato, dalla produzione d’energia alla ristrutturazione delle forze armate, ma è sul settore dei trasporti e delle infrastrutture che sta scommettendo come volano per agganciare in maniera permanente lo sviluppo economico, uscendo dai paesi sotto la soglia di povertà ed entrare, secondo la Banca Mondiale entro il 2025, tra quelli di reddito medio. Anche l’avvio della costruzione di una moderna rete stradale ha avuto un forte impulso nello scorso decennio ed è tutt’ora il settore che assorbe la porzione maggiore del bilancio statale per il 2013 – 2014. Su queste basi la cooperazione etiope – cinese è decollata nello scorso decennio, anche grazie al regime di politiche preferenziali concesse da Addis Abeba a Pechino e alla pianificazione economica dirigista che accomuna i due stati. Infrastrutture, energia, risorse naturali, parchi industriali e agricoltura sono stati i settori su cui la programmazione quinquennale congiunta dei due paesi è stata concentrata. Un forte partenariato politico-economico confermato nella recente (giugno 2013) visita a Pechino del primo ministro etiope e che si amplierà sempre più dai settori strategici a quello manifatturiero. La strategia di Pechino prevede difatti, oltre alla tradizionale ricerca di materie prime, anche un processo di delocalizzazione produttiva in Africa di parte del proprio smisurato sistema manifatturiero, con lo scopo di cercare un più basso costo della manodopera, calmierare la crescita interna dei propri salari e beneficiare delle tariffe commerciali preferenziali che solitamente si applicano ai paesi in via di sviluppo.   pq

16 luglio 2013
Pubblicato su Agenzia Nova
© Paolo Quercia e Agenzia Nova


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