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GLI IMMIGRATI DI LAMPEDUSA E QUEGLI INFERNI DI PARTENZA DIMENTICATI DALL'ITALIA 

Degli oltre 35.000 sbarchi di migranti registratisi in Italia nel corso dei primi dieci mesi del 2013, oltre un terzo provengono da due piccoli paesi del Corno d’Africa, Somalia ed Eritrea, due paesi a lungo trascurati dagli affari internazionali e lasciati in balia di processi di deriva geopolitica che hanno trasformato il primo nello stato fallito più degradato del mondo ed il secondo nella peggiore dittatura africana contemporanea. L’Eritrea, in particolare, nonostante abbia appena 6 milioni di abitanti e disti oltre 7.000 chilometri dalle nostre coste mediterranee, ha avuto nel 2013 il triste primato di produrre all’incirca lo stesso numero di profughi che fuggono dalla guerra civile siriana che si combatte alle porte di casa nostra e produce decine di migliaia di morti. (continua ) 


" OGGI RIPARTE UN ANTICO RAPPORTO"
INTERVISTA AL PRESIDENTE SOMALO Hassan Sheikh Mahmoud in visita a Roma

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Roma, 18 set 16:00 
Italia e Somalia nel 2013: da dove riparte oggi questo antico rapporto? “La Somalia e l’Italia hanno una relazione molto antica, vecchia ormai di oltre un secolo. È una relazione che riguarda tanto i governi che le società civili. Storicamente, l’Italia è stato il paese europeo a colonizzare la Somalia, nel diciottesimo secolo e agli inizi del successivo, e da allora i due popoli hanno importanti legami, praticamente da ogni punto di vista. Questo rapporto così stretto ha portato ad un livello di fiducia molto alto tra i due popoli. Basti ripensare alla Seconda guerra mondiale, quando l’Italia era un paese sconfitto e la Somalia veniva occupata dagli inglesi. Quando fu chiesto ai somali da chi volessero essere preparati per l’indipendenza, noi abbiamo scelto l’Italia. Questa è una prova della fiducia reciproca che esiste tra i nostri popoli. Dal 1950 al 1960 l‘Italia ha preparato la Somalia a divenire uno stato moderno, attraverso l’amministrazione fiduciaria dell’Afis. Questo fu il primo momento nella storia somala in cui fu costruito uno stato moderno, e l’Italia è stato il paese che ha gettato le basi di questo nostro stato. (leggi intero articolo)


QUELLA FERROVIA TRA ADDIS E GIBUTI CHE UNISCE L’ETIOPIA CON LA CINA

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L’Etiopia ha da tempo fatto del porto di Gibuti la base per garantirsi le necessarie interconnessioni con l’economia globale ed in particolare con la Cina, il primo partner commerciale del paese. Oramai il 90% dell’interscambio commerciale di Addis Abeba passa per Gibuti che – a sua volta – dipende dall’Etiopia per il 70% dei suoi traffici. Un rapporto di simbiosi che è destinato ad intensificarsi, viste le stime del Fondo Monetario Internazionale che prevedono per il 2013 una crescita record dell’economia del paese superiore al 7%. Dati che non rappresentano una novità per un paese che nell’ultimo decennio ha conosciuto un ritmo di crescita dell’economia attorno al 10% annuo.  leggi intero articolo
 




Kenya: le indagini della CPI contro il presidente Kenyatta ed i dubbi sulla competenza della Corte  

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Oltre al petrolio, un altro argomento ha dominato la visita di fine maggio 2013 del presidente del Kenya, Uhru Kenyatta, a Giuba, capitale del neo-indipendente Sud Sudan: la questione dell’azione della Corte penale internazionale (Cpi) in Africa. Il presidente sud-sudanese Salva Kiir ha deciso di cogliere l’occasione per dare particolare risalto alla questione del ruolo del tribunale dell’Aia nelle vicende interne dei paesi africani. Il primo presidente del paese centro-africano, indipendente dal luglio 2011, ha difatti annunciato che il Sud Sudan non accetterà mai la giurisdizione del Tribunale dell’Aia e che unirà le proprie forze con quelle del Kenya per evitare che “i leader politici dei paesi africani continuino ad essere umiliati”. Le parole di Kiir prendevano spunto dalla condizione di “indagato” del presidente kenyota in visita, e dal braccio di ferro che Nairobi ha avviato con il Tribunale penale internazionale dell’Aia per sottrarre alla competenza della Cpi il caso contro Kenyatta, accusato di aver organizzato scontri etnici dopo le elezioni del 2007.
.leggi intero articolo

Somalia: le tensioni nell'Oltre Giuba e le lezioni non apprese

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Complice l’ottimismo profuso a piene mani da inglesi, americani e turchi, molti hanno salutato il 2013 come l’anno della svolta per la Somalia. Quello in cui un nuovo governo centrale, sufficientemente legittimato all’interno del paese dai meccanismi di cooptazione clanica e a livello internazionale dal riconoscimento degli Stati Uniti d’America, avrebbe potuto progressivamente procedere alla liberazione delle aree del paese ancora sotto controllo degli shabaab, alla ricostruzione di una minima funzione statale pubblica e mettere mano pacificamente alla soluzione del rompicapo clanico – federalista. Qualche legittimo dubbio sulle possibilità di pacificazione del paese sorgeva non tanto a causa delle  capacità di resistenza, di sopravvivenza nel lungo periodo e di riorganizzazione da parte del movimento degli Shabaab nel nuovo contesto somalo, quanto piuttosto all’incapacità del governo centrale di estendere la sfera d’influenza del proprio potere oltre Mogadiscio senza finire nella trappola delle lotte interclaniche. leggi intero articolo.

Egitto-Etiopia: la diga sul Nilo Azzurro e i dubbi del presidente egiziano Morsi

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Il governo etiopico ha avviato i lavori di deviazione del corso del Nilo Azzurro nei pressi del confine con il Sudan, nella regione di Benishangul – Gumaz, a circa 500 chilometri a nord ovest della capitale  Addis Abeba. La temporanea alterazione del corso del fiume è necessaria per la realizzazione della più grande diga d’Africa, la Great Ethiopian Renaissance Dam, con i suoi 1.800 metri di lunghezza, 170 di larghezza ed un volume complessivo di 10 milioni di metri cubi, per una potenza installata di 6.000 megawatt ed una produzione di energia elettrica di oltre 15 mila gigawatt annui. La nuova diga etiopica, che arriverà a contenere 63 miliardi di metri cubi d’acqua, ha naturalmente un importante valore energetico per l’Etiopia e per il vicino Sud Sudan, e può diventare un importante fattore di sviluppo regionale. O quanto meno, fare di Addis Abeba un importante hub di produzione energetica, puntando sulla particolare orografia del paese, che ne fa la “torre d’acqua” dell’Africa. leggi intero articolo

Somalia, i Pericoli del dopo Londra 

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Numerosi sono i fattori che continuano ad indicare nella Somalia il cuore dei processi politici che stanno attraversando l’area del Corno d’Africa e che possono originare sia un nuovo processo condiviso di stabilità regionale che nuove perturbazioni per la sicurezza dell’area. Nonostante la regione non sia stata affatto priva di significativi sviluppi, nel primo quadrimestre del 2013 (dalle elezioni presidenziali in Kenya, alla costruzione di un modus vivendi tra Sudan e Sud Sudan, agli enigmatici sussulti interni registrati in Eritrea), il dossier somalo continua a tenere banco nel dettare l’agenda politico-strategica regionale. Ciò è apparso chiaro anche nel 47mo vertice straordinario del Consiglio dei ministri dell’Autorità intergovernativa per lo sviluppo (Igad), che all’evoluzione della situazione politica e di sicurezza in Somalia ha riservato uno dei principali dossier nell’agenda del vertice. leggi intero articolo 

Un nuovo inizio per la Somalia ed 
il ruolo stretegico della comunità internazionale 

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Domani si apre la Conferenza di Londra sulla Somalia. Rispetto ad un anno fa, tre sono i principali risultati positivi su cui il governo britannico farà riflettere la comunità internazionale: la sostanziale sconfitta e mutazione del fenomeno degli Shabaab, passati da "impero del male" che amministrava i due terzi della Somalia a formazione terroristica sbandata, ancorché capace di realizzare gravi attentati nelle maglie fragili della sicurezza somala; la virtuale scomparsa della pirateria e l'asciugarsi dei canali di finanziamento internazionale dei pirati; la creazione attraverso un processo pacifico - per il momento - di un nuovo governo ed un nuovo parlamento cooptati con il consenso dei principali clan del paese. A fronte di questi progressi, il governo britannico ha proceduto, accelerandone i tempi, a riaprire la propria sede diplomatica a Mogadiscio. leggi intero articolo
 

Il Corno d'Africa, l'estero vicino e gli interessi strategici dell'Italia 

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Quando un paese “pensa” una regione geopolitica del mondo e cerca di rappresentare su una mappa ideale quali possono essere i suoi interessi,  le sue capacità, le sue responsabilità, i suoi alleati, i suoi competitori locali, il valore della posta in gioco su quello scenario, esso compie una valutazione strategica della propria presenza. In nessun paese del mondo tali processi di valutazione strategica vengono fatti costantemente, prendendo in considerazione ogni possibile quadrante geopolitico d’interesse del paese. Le analisi e le scelte strategiche vengono solitamente fatte o revisionate solo per alcune aree privilegiate o sensibili nelle relazioni internazionali, e spesso in momenti di cambiamento – come una crisi, un conflitto, un cambio di regime – o comunque in occasione di una modifica dello status quo, quando un sistema paese percepisce la necessità di un proprio riposizionamento strategico. 
 leggi intero articolo

Fine o trasformazione della pirateria 
nel Corno d'Africa ? 

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Sono ormai sette mesi consecutivi che non si registrano sequestri di navi nel Golfo di Aden e nell’Oceano Indiano da parte di gruppi di pirati somali. Gli ultimi sequestri di rilievo risalgono al primo semestre del 2012, un anno che ha segnato il declino dell’industria criminale della pirateria somala. Il 2011 è stato l’ultimo anno in cui la minaccia da essa rappresentata per il traffico mercantile mondiale dall’Oceano Indiano al Mare Mediterraneo – circa un terzo del traffico marittimo globale – è rimasta elevata, con 237 assalti e 22 navi sequestrate. Vale la pena riflettere su questo peculiare fenomeno e sulla sua apparente scomparsa, che potrebbe celare forme trasformazione e adattamento alle mutate condizioni. leggi intero articolo, 


La Somalia ritorna un attore geopolitico del Corno d'Africa. 

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Uno dei fattori che ha caratterizzato lo scenario geopolitico del Corno d’Africa nell’ultimo ventennio è stata l’assenza totale di uno stato centrale somalo e la deflagrazione, in un contesto prima di guerra civile e poi di stato fallito, di numerose problematiche transnazionali, dalla presenza di uno stato jihadista filo al Qaeda nel sud del paese fino all’emersione della pirateria globale. Non che la Somalia non abbia prodotto temi strategici d’interesse regionale ed anche globale, ma essi fuoriuscivano dal più famoso stato fallito del mondo, inserendosi direttamente, con un balzo dalla pre-modernità alla post-modernità, nella globalizzazione. 
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